“Siamo tutt* sierocoinvolti” è il claim della nuova campagna di Arcigay che, con un video, lancia un doppio messaggio: un appello ad un’assunzione di responsabilità collettiva sulla riduzione dell’epidemia e dello stigma verso le persone con HIV, ma anche un messaggio informativo sul fatto che oggi una persona con HIV in terapia con carica virale non rilevabile non trasmette il virus.
Siamo tutti “sierocoinvolti” significa che ha sempre meno senso, se mai lo ha avuto, dividere il mondo in sieropositivi (persone che vivono con HIV) e sieronegativi (persone che non hanno l’HIV), perché tutti hanno avuto, consapevoli o meno, e a vari livelli di prossimità, esperienza dell’HIV nella realtà degli incontri della propria vita o nell’immaginario delle proprie paure.
La vera differenza oggi la fa proprio quell’assunzione di responsabilità collettiva, condivisa, di comunità, per cui si dice un secco no “al muro avvelenato del silenzio, della paura e del rifiuto” e si fa tesoro di tutti quegli strumenti di prevenzione che oggi ci sono e consentono di “godersi la vita e il sesso”. Anche con l’HIV, per evitare nuove infezioni.
Perché la campagna ribadisce anche un altro concetto che Arcigay veicola da tempo:una persona che vive con HIV e che segue una terapia efficace stabile, con carica virale non rilevabile, non trasmette il virus. Questo aspetto diventa non solo uno strumento di prevenzione contro la diffusione dell’HIV, ma anche un potente strumento di liberazione dalla paura. Paura di infettare (per le persone con HIV) o di infezione (per chi incontra persone con HIV). Nel video della campagna questo concetto lo ribadiscono, assumendosi quella responsabilità collettiva auspicata, uomini che vivono con HIV e uomini che non hanno l’HIV. Il video, realizzato dall’agenzia creativa Pavlov, si è ispirato alla campagna “The undetectables” di GMFA del Regno Unito e ha coinvolto volontari di Arcigay Milano e Arcigay Verona.